La provincia di Crotone racchiude, in pochi chilometri quadrati, uno straordinario patrimonio naturalistico, paesaggistico, che spazia dall’Area Marina Protetta di Capo Rizzuto al Parco Nazionale della Sila, che comprende il lungo corridoio ecologico rappresentato dai sistemi fluviali del Tacina – Neto e gli ambienti collinari – calanchivi del marchesato crotonese. Una ricchezza ambientale, non del tutto conosciuta e valorizzata. L’associazione Calanchi del Marchesato, insieme al Circolo Legambiente Valle Tacina e alla sezione di Italia Nostra – Casabona e Valle del Neto, hanno avviato proposte di tutela e valorizzazione, che vanno dai monti della Sila al mar Ionio, di emergenze naturalistiche come Valle Niffi, nel comune di Roccabernarda, i diapiri salini dell’alto crotonese, i calanchi del marchesato.
Escursione, domenica 21 febbraio 2021, agli “Stagni sotto Timpone S.Francesco”, è un Sito di Interesse Comunitario – IT9320046 Il sito Timpone S. Francesco si caratterizza per la presenza di un paesaggio con forme di erosione di tipo calanchivo, ricade nella proposta di “Parco dei Calanchi”. Gli stagni, sono di origine artificiale realizzati a fini irrigui nel settore agricolo, con il tempo sono andati incontro a un processo di rinaturalizzazione. Il sito è situato in un ambiente collinare a morfologia da ondulata a moderatamente acclive, il cui substrato è costituito da sedimenti argilloso limosi del Pliocene, le “argille di Cutro”.
Legambiente “Valle
Tacina”, per 2021, propone un
programma di attività legate alla campagna nazionale: “Walk, Watch
& Clean“, l’iniziativa lanciata da Legambiente per “riprenderci
la bellezza dei nostri territori, liberandoli dal degrado e dai rifiuti”.
Una serie di uscite domenicali, essenzialmente, nella valle del fiume Tacita,
nel rispetto delle misure anti Covid, che possano consentire una passeggiata
(Walk), per osservare (Watch), ri-scoprire luoghi, e liberarli da eventuali
rifiuti abbandonati (Clean), un gesto che possa diventare “virale”,
coinvolgendo cittadini e associazioni.
Ambienti compromessi ma ancora
ricchi di natura, storia locale, ideali per ri-scoprire il territorio. L’idea è
quella di percorrere sia vecchi sentieri, mulattiere, come i percorsi della
transumanza, che consentivano alle greggi, di poter raggiungere i verdi pascoli
silani, sia di individuare nuovi tracciati legati ad alcuni importanti aspetti
storici della comunità petilina, del marchesato crotonese, alle testimonianze
di una millenaria civiltà contadina. Valorizzare tracciati esistenti, dismessi,
come la ex ferrovia Crotone – Petilia Policastro. Il tracciato ex ferroviario,
insieme ad antichi tratturi, potrebbe dar luogo ad una importante “greenway”,
una “via verde”, che per il notevole valore ambientale dei territori
attraversati, potrebbe rappresentare una grande opportunità nel settore del
tempo libero e del turismo rurale. Un lungo il corridoio ecologico, costituito
dal sistema fluviale del Tacina, ZPS – Zona di Protezione
Speciale – “Marchesato e Fiume Neto”, che collega due importanti aree
protette: Il Parco Nazionale della Sila e l’Area Marina Protetta di Capo
Rizzuto. Emergenze ambientali come la “selvaggia” valle Niffi, nel
territorio di Roccabernarda, in parte risparmiata dall’antropizzazione.
L’interessante area calanchiva dal
punto di vista geomorfologico-paesaggistico che ricade nel territorio di -Cutro
e Roccabernarda. Solo alcune delle
possibili mete.
Proporre, “custodire”, una serie di sentieri anche come strumento di controllo e tutela dell’ambiente, al fine di rafforzare il rapporto sinergico tra l’escursionismo e la tutela della qualità ambientale. Una forma di escursionismo lontana dalla pratica sportiva, per una “mobilità dolce”, a piedi, in bicicletta, che possa legare alla valenza di un’attività all’aria aperta, un benessere psicofisico. Un’attività per tutti, un movimento con tempi a misura d’uomo. Coniugare l’osservazione del territorio naturale, la conoscenza, la riscoperta di luoghi familiari, con un’azione di risanamento, pulizia.
Il Parco Nazionale della Sila offre bellissimi scenari paesaggistici in tutte le stagioni, ma in autunno offre tante emozioni. Le distese di foreste di color arancio dei faggi, a volte interrotte dai colori caldi del rosso degli aceri e dal giallo dei pioppi: il foliage nell’alta valle del fiume Tacina.
I partecipanti hanno raggiunto l’ingresso dell’alta valle, una splendida balconata naturale, partendo da loc. Fischio (1.322 m), ad un centinaio di metri dalle opere di presa delle acque del fiume Tacina da parte della società A2A. Un itinerario, per complessivi quindici chilometri, con pochi dislivelli, lungo un’ampia pista a fondo naturale ( foto, maggiori dettagli e il tracciato Gps sono presenti nel sito web: www.legambientepetilia.it). Il sentiero, per lunghi tratti attraversa un bosco di faggi, dai colori arancio – marrone, in cui si mescolano piante di pioppo con le tipiche foglie “tremolanti” di un bel giallo e sporadici alberi sempre verdi come l’abete bianco e il pino laricio, quest’ultimo presente nei versanti più soleggiati. La prima importante tappa è stata al fiume Tacina in loc. “Occhinureddra” (1.316 m), un luogo molto fiabesco, caratterizzato dalla presenza di bovini, non molto distante da località Mamma Giuseppina. Successivamente la piccola comitiva è risalita lungo un percorso non tracciato, per poche decine di metri di dislivello, al fine di percorrere un più comodo sentiero. L’ultimo tratto si è sviluppato lungo il versante sinistro del fiume fino alla confluenza destra del torrente Piciaro, molto conosciuto per la sua bellissima cascata. Poche decine di metri più avanti si apre una incantevole valle, fra le dorsali di Tempone Morello e del Monte Scorciavuoi, i fianchi dei rilievi che sono un tripudio di colori, dominati dal faggio mescolato ad abeti bianchi e a piante di pino laricio. Un luogo, a differenza di tante altre vallate della Sila, che non presenta insediamenti umani a parte due costruzioni in pietra dette “vaccherie” ormai abbandonate da anni, nel periodo estivo -autunnale è popolato dalle mandrie dei bovini della transumanza. Lungo la strada di ritorno una breve sosta al fabbricato storico “Torre Rinosi” (1.480 m), un immobile abbandonato da anni, ristrutturato nel 2017 dal Reparto Carabinieri Biodiversità di Catanzaro. La struttura è sempre aperta, a disposizione di tutti, come “rifugio” per le attività escursionistiche
Sila Pulita, giornata ecologica, 13 settembre 2020, in loc . Trepidò, nel Comune di Cotronei (KR), organizzata dall’associazione “Vivi Trepidò”, con la partecipazione delle associazioni: “Svolta la Carta” di Cotronei e del Circolo Legambiente “Valle Tacina” di Petilia Policastro
Il Movimento Calanchi del Marchesato, nel tardo pomeriggio di venerdì 10 luglio, , nella splendida location del convento di San Francesco di Paola, nel Comune di Roccabernarda, ha realizzato un incontro per discutere dell’idea di discarica nel Comune di Roccabernarda, a pochi chilometri dall’abitato di Cutro. Presente l’amministrazione comunale di Roccabernarda, il comitato di Cutro, coordinato dall’avvocato Domenico Colosimo, associazioni, tra cui il Circolo Legambiente Valle Tacina. Nel corso dell’incontro è stato definito un percorso d’azione, che non si limita a contrastare una eventuale decisione regionale, ma di proporre, nella stessa area, un’attività di tutela dello straordinario patrimonio ambientale dei calanchi, un possibile parco regionale e/o la proposta di un geosito per l’elevata qualità geologica, paesaggistica, geostratigrafica. Una formazione, dove prevale la componente argillosa, della stessa età dei calanchi di Vrica (Crotone), di importante internazionale, una Commissione Internazionale ha individuato il passaggio Pliocene-Pleistocene, circa 1,8 milioni di anni fa.
Il Comitato, nei prossimi giorni, incontrerà i Sindaci del territorio, si chiederà ai Consigli Comunali di pronunciarsi contro la discarica. Dal 10 al 13 agosto, data da definire, è previsto un incontro pubblico a Roccabernarda, con la presenza del Presidente regionale di Legambiente Anna Parretta. Il 29 agosto è prevista una articolata manifestazione, con la presentazione, da parte della commissione tecnico-scientifica, del progetto di tutela dei calanchi.
Tutte le altre realtà del territorio, cittadini, associazione, sono invitate ad unirsi al Movimento Calanchi del Marchesato.
Il Circolo Legambiente Valle Tacina nel 2021 ha monitorato un tratto della “Spiaggia dei Gigli” in loc. Sovereto di Isola Capo Rizzuto (KR)
CENSITI 654 RIFIUTI OGNI CENTO METRI DI SPIAGGIA
IL CIRCOLO LEGAMBIENTE VALLE TACINA NEL 2020 HA MONITORATO LA FOCE DEL CROCCHIO E LA FOCE DEL TACINA
Dai contenitori per bevande e alimenti
ai guanti e alle mascherine usa e getta, l’80% dei rifiuti rinvenuti è di
plastica. Sul bilancio pesano anche l’incuria dei fumatori, l’abbandono di materiale
da costruzione e la cattiva depurazione. La top ten degli oggetti ritrovati in
13 regioni.
Legambiente: “L’Italia recepisca al più presto la direttiva UE sulla plastica monouso e non proroghi più la plastic tax. Il Senato approvi subito legge SalvaMare, bloccata da oltre un anno”
Rifiuti a ogni passo: 654 quelli rinvenuti, in media, ogni cento metri percorsi lungo le spiagge monitorate da Legambiente. È il bilancio tutt’altro che incoraggiante dell’indagine Beach Litter 2020, condotta dai Circoli di Legambiente, realizzata grazie al contributo di E.ON e Novamont e raccontata da Goletta Verde, la campagna estiva dell’associazione ambientalista in difesa del mare e delle coste italiane. Dagli intramontabili mozziconi di sigaretta a contenitori per bevande e alimenti e stoviglie in plastica usa e getta, dal materiale da costruzione ai “nuovi arrivati” come guanti e mascherine, i cumuli di spazzatura trovati sono frutto d’incuria, maleducazione, mancata depurazione, cattiva gestione dei rifiuti sulla terraferma che, attraverso corsi d’acqua e scarichi, arrivano in mare e sui litorali.
43 le spiagge monitorate in 13 regioni italiane per un totale di 28.137rifiuti censiti in un’area di 189 mila metri quadri: all’opera i volontari di Legambiente, protagonisti della prima attività associativa in presenza organizzata nel post-lockdown. Su circa la metà delle spiagge campionate, la percentuale di plastica eguaglia o supera il 90% del totale dei rifiuti, mentre in una spiaggia su tre sono stati rinvenuti guanti, mascherine e altri oggetti riconducibili all’emergenza sanitaria. Sebbene il numero di rifiuti rilevati sia in lieve calo rispetto allo scorso anno – complice il sostanziale stop di ogni attività durante il lockdown – il Covid-19 rischia di rendere meno efficaci i passi avanti fatti proprio nella riduzione della plastica e dell’usa e getta.
Iniziata nel 2014
sulle spiagge del Mediterraneo, l’indagine Beach Litter di Legambiente
rappresenta una delle più grandi esperienze di citizen science a
livello internazionale. Il protocollo utilizzato è sviluppato nell’ambito
dell’iniziativa Marine Litter Watch dell’Agenzia Europea
dell’Ambiente, cui diverse associazioni comunicano i dati raccolti, con
l’obiettivo di creare uno dei più ampi database sui rifiuti spiaggiati
costruiti dai volontari a livello europeo.
Nel 2020 sono state monitorate una spiaggia in Basilicata; due spiagge in Calabria; dieci in Campania; due in Emilia-Romagna; due in Friuli Venezia Giulia; tre nel Lazio; una in Liguria; una nelle Marche; cinque in Puglia; otto in Sardegna; quattro in Sicilia; tre in Veneto; una in Umbria (sul lago Trasimeno).
La rubrica si è occupata, negli ultimi mesi, della grave
emergenza sanitaria causata dal coronavirus che si sta trasformando nella più
grande emergenza economico-sociale del dopoguerra. Una pandemia che sta
aggravando il vero grande problema per il pianeta e per l’uomo: il forte
degrado dello stato dell’ambiente, come ci ricordano, puntualmente, i più importanti
rapporti scientifici mondiali. Occorre, nell’era delle fake news, della
spazzatura scientifica, dare centralità, alla scienza affinché possa aiutare,
illuminare, ai diversi livelli, i decisori politici, a compiere scelte che vadano
nella giusta direzione.
I mesi del lockdown, il blocco di gran parte delle attività
produttive, della circolazione stradale, hanno avuto come riscontro positivo una
forte riduzione dell’inquinamento atmosferico, è migliorata la qualità
dell’aria delle nostre città. Un effetto benefico, temporaneo, che si sta
dissolvendo con la ripresa della normalità. Vivendo a Genova, in una città già
congestionata dal normale traffico, posso assistere, in questi giorni, ad una
intensificazione del traffico veicolare privato a discapito di quello pubblico.
Il Comune, in fretta e furia, sta realizzando decine di chilometri di piste
ciclabili, pagando un forte ritardo nella realizzazione di strutture per la
mobilità ciclistica, di importanti infrastrutture di trasporto pubblico. La
diffusione del virus è stata la cartina tornasole che ha evidenziato la
vulnerabilità del nostro sistema sanitario, della gestione organizzativa delle
nostre città.
La risposta agli effetti della pandemia, di un sistema
economico non sostenibile, potrebbe avere la conseguenza del “gatto che si
morde la coda”, il tentativo, la necessità, di recuperare i danni economici
a discapito delle politiche ambientali faticosamente messe in campo in tutti
questi anni. L’America di Trump ha prontamente sospeso l’applicazione delle
leggi ambientali. La COP26, la Conferenza delle Nazioni Unite sui Cambiamenti
Climatici, che si sarebbe dovuta tenere a Glasgow a novembre, è stata annullata,
rimandata al 2021. A Glasgow si sarebbe dovuto risolvere il nodo dell’applicazione
dell’art.6 dell’Accordo di Parigi, del dicembre 2015, 195 paesi hanno adottato il primo accordo
universale e giuridicamente vincolante sul clima, le nazioni avrebbero dovuto
presentare i nuovi piani nazionali di riduzione delle emissioni.
Uno scenario mondiale, globale, inquietante, ma la situazione
locale, regionale, non ci rassicura, come è stato denunciato, nei giorni
scorsi, attraverso un comunicato da Legambiente Calabria: “La situazione dei
rifiuti nella nostra Regione è nuovamente al collasso per come accade,
periodicamente, da decenni. Nel corso degli anni l’Amministrazione regionale ha
sempre utilizzato la logica emergenziale, questa volta legata all’emergenza
epidemiologica da Covid 19. Con l’ennesima ordinanza emergenziale n. 45 del 20
maggio 2020, si certifica ancora una volta la fallimentare gestione del settore
rifiuti da parte della Regione Calabria che dopo avere trasferito le competenze
di gestione agli A.t.o., senza impianti e programmazione, ancora una volta
ricorre alla logica delle discariche. .. oppure ampliare le discariche
esistenti come sta accadendo a Scala Coeli o chiedere agli Ato di individuare
nuove discariche, non è certo la soluzione giusta per uscire dall’emergenza
rifiuti”. Non c’è più tempo per nessuno degli attori di questa brutta
storia : Regioni e Comuni devono assumersi le rispettive scelte e
responsabilità”.
In
una situazione emergenziale vengono riesumati antichi e deleteri progetti. E’
di questi giorni il tentativo di riproporre una nuova discarica nel crotonese
in loc. Terrate-Terratelle, nel Comune di Roccabernarda, che fu oggetto di una
forte contestazione, una decina d’anni, di una interpellanza parlamentare ( Discarica
di Terrate-Terratelle, un documento scomodo, Il Crotonese, 23 Novembre 2010) .
La
Calabria è in forte ritardo nella raccolta differenziata, è ancora lontano
l’obiettivo di almeno il 65% , che si doveva raggiungere entro il 31 dicembre
2012. Dal report del Catasto rifiuti Arpacal, pubblicato lo scorso mese di
aprile, in Calabria il valore della differenziata totale ha una lieve crescita,
passando dal 42,90% al 45,3%. Nelle province il dato cresce con lo stesso
trend: Catanzaro passa dal 48,74 al 51,53 mentre Cosenza sale dal 54,84 al
56,78; Crotone sale dal 26,25 al 27,88 per cento, Reggio Calabria dal 34,76 al
37,12 e Vibo Valentia dal 30,39 al 33,41%. Valori molto bassi per la provincia
di Crotone, ancor più misero quello della città di Crotone il 7,74 %. Nell’area
del petilino, tra i più grossi centri, al primo posto troviamo Petilia
Policastro con il 55,03%, però ancora distante dal livello minimo, inoltre non è
stata ancora ripristinata l’isola ecologica dopo l’incendio doloso del 2013,
una struttura essenziale che si dovrebbe integrare con la raccolta
differenziata “porta a porta”.
Una domanda che spesso ci poniamo,
per la tutela dell’ambiente, sono ancora importanti gli ambientalisti, quando di
sostenibilità ambientale, economia circolare, green economy, ormai ne “parlano”
un po’ tutti, anche se oggi le parole più in voga sono: lockdown,
distanziamento. Legambiente, nei giorni scorsi ha compiuto quarant’anni,
un’associazione nata nel
lontano 20 maggio 1980, impegnata su più fronti e più temi legati da un unico
comun denominatore: la tutela e la valorizzazione dell’ambiente; è diventata l’associazione ambientalista più
diffusa in Italia, grazie ad una rete di Circoli, alle tante campagne fin qui
realizzate, ricordiamo solo alcuni
numeri: diecimila campioni di acqua di mare monitorati dal 1986, le prime
misure della qualità delle acque di balneazione con il laboratorio mobile di “Goletta
Verde”, dal 1988 con il “Treno Verde” ha
compiuto 270 tappe nelle città, iniziando il monitoraggio dell’inquinamento atmosferico; gli otto
milioni di cittadini che hanno partecipato alle pulizie di Puliamo il mondo dal
1994. “Siamo convinti che il nostro Paese sarebbe stato profondamente
diverso se, in questi quattro decenni, non ci fosse stata Legambiente“,
ha commentato Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente. “Non
avrebbe avuto leggi importanti come quella sugli ecoreati o sull’inquinamento
da plastica monouso, copiate dall’Europa. Sarebbe proseguito il dumping in mare
dei rifiuti industriali autorizzato dalle istituzioni. La cura del nostro Paese
e la valorizzazione dell’ambiente – continua Ciafani – devono essere una
priorità per i cittadini così come per l’agenda politica di qualunque Governo.
Il periodo difficile che l’Italia sta vivendo, colpita dal coronavirus,
dimostra ancora una volta quanto l’ambiente sia una questione prioritaria da
affrontare e non più rimandabile. Non si perda dunque questa importante
occasione per far ripartire davvero il Paese in una chiave green e per farlo il
primo passo da fare è quello di ripensare e ridisegnare le grandi città, le più
a rischio per le conseguenze dei cambiamenti climatici. Legambiente continuerà
il suo cammino promuovendo stili di vita sostenibili e indicando la strada giusta alle istituzioni e
alle imprese”.
Le proposte lanciate da Legambiente, condivise da imprese e
associazioni del terzo settore, riguardano tre campi di intervento: la
semplificazione delle procedure, gli interventi per rilanciare l’economia con
fondi europei e lo sblocco di risorse. Secondo Edoardo Zanchini, vicepresidente
nazionale di Legambiente, “l’Italia ha quanto mai bisogno di semplificare
procedure troppo complesse e poco trasparenti. Tra gli interventi più urgenti
da sbloccare, è quello di portare in tutti i Comuni la banda larga e le
ricariche delle auto elettriche, di avere scuole sicure e case dove si riducono
le bollette energetiche, di sbloccare gli impianti da rinnovabili, di togliere
le barriere non tecnologiche che oggi rallentano l’economia circolare, le
bonifiche dei siti inquinati e la rigenerazione urbana».
Quindi, per risollevare le economie mondiali, per il futuro del pianeta, occorre aprire una nuova strada in direzione della sostenibilità.
L’associazione compie i primi 40 anni di attività,
passati anticipando i tempi e portando alla ribalta temi ambientali spesso
celati. Nonostante una politica e una classe dirigente che si è dimostrata
inadeguata ad affrontare le sfide ambientali che hanno investito il nostro
paese
l 20 maggio 1980 nasceva formalmente la Lega per
l’Ambiente dell’Arci. Fu quello il battesimo di
un’associazione che aveva in serbo un progetto
ambizioso: promuovere un’idea di ambientalismo che potesse parlare di natura e
società in una sorta di simbiosi, capace di non trascurare le battaglie
storiche dell’ecologismo, ma considerando allo stesso tempo il contesto socio culturale
dei territori. In quarant’anni Legambiente ha cambiato la storia
dell’ambientalismo del nostro paese, spesso anticipando i tempi e cambiando il
nostro vocabolario per sempre. Con Stefano Ciafani, presidente nazionale di
Legambiente dal 2018, abbiamo voluto attraversare queste quattro decadi,
analizzando anche l’attuale immobilismo di una certa politica italiana.
Presidente, a 40 anni si dice che si è definitivamente
raggiunta l’età della maturità, quella in cui si diventa adulti. Guardando
indietro, quali sono stati i passaggi più importanti per Legambiente?
“L’associazione nonostante i 40 anni ha ancora lo spirito ribelle che l’ha
contraddistinta negli anni. Caratteristica che ci ha portato ad anticipare i
tempi. Lo facemmo nel 1986, quando iniziammo a campionare le acque di
balneazione. Lo facemmo nel 1988, quando iniziammo a monitorare l’inquinamento
atmosferico e acustico, ancora prima che fosse imposto per legge. Lo facemmo
nel 1990, due anni prima della Conferenza di Rio, quando con una petizione
raccogliemmo 600mila firme per chiedere al governo italiano di ridurre le
emissioni. Lo facemmo nel 1994, quando iniziammo a denunciare il fenomeno delle
ecomafie. O nel 2003 quando per primi abbiamo denunciato la Terra dei Fuochi,
uno dei quattro termini coniato dall’associazione, insieme a “ecomostri”,
“ecomafia” e “Grab”. Abbiamo iniziato nel 2011 i primi campionamenti della
plastica presente nel Mediterraneo, raccontando che il problema non era solo
quello dell’isola galleggiante nell’oceano”.
Ma come si fa ad anticipare i tempi? Qual è il segreto
per capire quali sono le reali emergenze ambientali?
“Il segreto è quello di lavorare a stretto contatto con la scienza e gli
scienziati. Legambiente nasce nelle università, insieme con i fisici, quando si
parlava negli anni ’80 di ampliare il nucleare italiano. Tutto il lavoro fatto
finora è stato fatto insieme agli scienziati, per arrivare ad avere i risultati
che sono sotto gli occhi di tutti. Il nostro faro è stato sempre la scienza:
negli anni ’80 contrastavamo le fake news del governo sul nucleare. Oggi ad
esempio ci troviamo a contrastare le false idee sul biometano e sulla
digestione anaerobica. O sulla Xylella in Puglia, che hanno causato il
diffondersi dell’infezione”.
Quali sono le nuove fake news che vi trovate ad
affrontare oggi?
“Una su tutte è quella sul 5G. Non è
possibile raccontare false notizie su una tecnologia che non è ancora stata
installata. Certo è un tema che va approfondito con una ricerca indipendente,
per capire se questa tecnologia può o meno creare dei problemi alla salute.
Parallelamente dobbiamo lavorare sul principio di precauzione, che prevede la
minimizzazione dell’esposizione all’elettrosmog. Noi siamo il paese a livello
europeo con i limiti più cautelativi per quanto riguarda l’elettrosmog, i più
rigorosi. Dobbiamo pretendere il rispetto delle norme e chiedere ai Comuni di
applicare dei piani di localizzazione delle stazioni e delle antenne per
evitare picchi di campi elettromagnetici, e rendendoli omogenei su tutto il territorio”.
Quando si parla di ambientalismo oggi, sembra ci sia
una forte polarizzazione nei confronti di certi temi. Com’è cambiata la
consapevolezza dei temi ambientali negli anni?
“La cultura ambientale sta avendo un grande exploit. Quarant’anni fa era un
tema per pochi. Lo scorso anno la lotta alla crisi climatica ha riempito le
piazze di centinaia di città, con migliaia di ragazzi. Piazze strapiene come
mai era avvenuto. Il tema ambientale ha sfondato, siamo di fronte ad un gigante
culturale. Ciò che dobbiamo evitare è di informarsi su fonti non attendibili.
L’ambientalismo è marchiato da troppi stregoni che contrastano qualunque cosa.
Dobbiamo installare impianti fotovoltaici, eolici, impianti di riciclo, di
compostaggio. Questo serve per fare la rivoluzione circolare. Invece un certo
tipo di ambientalismo italiano è contro a priori. C’è troppa incoerenza”.
Parliamo di politica: mentre in Europa i movimenti
“verdi” crescono un po’ ovunque, qua in Italia certi temi non vengono nemmeno
presi in considerazione. Cosa manca?
“I temi ambientali sono un nano politico, perché stato sempre un tema marginale
nell’agenda politica dei governi che si sono succeduti. In Italia non è
accaduto quello che abbiamo visto negli Usa con la presidenza Obama, o in
Germania sia con i governi di centrodestra che di centrosinistra. La stessa
Cina, nonostante le contraddizioni, ha un governo che punta molto sulle
tematiche ambientali, perché sa bene che chi oggi fa ricerca su quel tema, può
puntare sull’industrializzazione e successivamente sul mercato mondiale. Qui
siamo ostaggio di una politica ideologica, di un ambientalismo dei comitati
rappresentato dai 5stelle o quello di facciata del PD. Mentre il centrodestra
parla di condoni edilizi o di corsa alle trivelle. L’impermeabilità della
politica italiana è frutto dell’inadeguatezza della classe dirigente. Questo
vale anche per la classe industriale: ci sono decine di aziende green in Italia
che non sono considerate da Confindustria. Abbiamo bisogno di un salto di
qualità dell’ambientalismo italiano”.
Se pensiamo al passato, vengono in mente i
grandi intellettuali ecologisti che ha avuto il nostro paese, come ad esempio
Alex Langer. C’è secondo lei qualcuno di simile oggi?“Langer
è stato uno straordinario pensatore che ha visto delle cose prima degli
altri. Oggi in Italia abbiamo un grande ambientalista nato in Argentina. E si
chiama Bergoglio. Credo non ci possa essere voce più autorevole di Papa
Francesco che ha scritto nero su bianco quello che tutti dovranno fare nei
prossimi anni per fermare la crisi ambientale e climatica. Si tratta di un dono
per l’ambientalismo che deve far riflettere chi da quarant’anni non ci ascolta.
Nel nostro ultimo libro “La nostra Italia”, abbiamo raccontato tutte le
conquiste raggiunte da un’associazione di cittadini. Ecco, le associazioni sono
i pilastri di una società, e continueremo ad alimentare questo dibattito. Dico
questo perché negli ultimi tempi c’è stata una campagna vergognosa contro le
Ong, nonostante queste siano da sempre in prima linea”.
Nel
pacchetto semplificazione di Legambiente delle procedure per accelerare gli
investimenti, rilancio dell’economia con fondi europei, sblocco di risorse e di
provvedimenti ministeriali in stallo
La
Fase 2, con la riapertura delle attività dopo lo stop causato dal coronavirus,
“è un’occasione che l’Italia non deve sprecare per rilanciare
l’economia in chiave green“, che fa bene all’ambiente ma aiuta anche
le famiglie e le aziende. Lo dice Legambiente, che lancia un pacchetto di 33
proposte, condivise da imprese e associazioni del terzo settore, e lo sottopone
al governo in un documento “già scritto nella forma di emendamento al
prossimo Decreto per far ripartire l’economia, e subito attuabile con
riferimenti normativi e di spesa”.
Tre i campi d’intervento: semplificazione delle procedure per accelerare gli investimenti, rilancio dell’economia con fondi europei, sblocco di risorse e di provvedimenti ministeriali in stallo. Mettendo in pratica questa ricetta, spiega l’associazione ambientalista, si avrebbero importanti vantaggi economici. Ad esempio, “con i cantieri per la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio, si metterebbero in moto investimenti, tra diretti e indiretti, per quasi 9 miliardi di euro all’anno, con 430 mila occupati e con risparmi in bolletta per le famiglie pari a circa 620 euro all’anno”.
Semplificando gli interventi per portare la banda larga anche nei piccoli
comuni e nelle aree interne del Paese, ci sarebbero quasi 9 miliardi di euro di
investimenti per il cablaggio previsti in tutta Italia, accompagnati da
ricadute positive per far tornare a vivere e investire nei borghi”.
L’economia circolare può diventare “il motore del
rilancio dei territori: a livello europeo viene stimato al 2030 un beneficio
economico pari a 1.800 miliardi di euro annui, favorendo una crescita del Pil
fino al 7%”. Con una progettazione di qualità e veri controlli
ambientali, prosegue l’ong, “si potrebbero cancellare le tante procedure
di infrazione europee aperte contro l’Italia (in questo momento sono 19 quelle
ambientali), che ci hanno costretto in questi anni a pagare oltre 500 milioni
di euro di multe per inquinamento e ritardi che scontano i cittadini”.
“La sfida – spiega il vice presidente di Legambiente Edoardo Zanchini – è rilanciare l’economia e dare risposta anche alle altre due grandi crisi che abbiamo di fronte, quella climatica e quella sociale”.
Le 33 proposte di Legambiente:
Semplificazioni in materia di autorizzazioni:
1.
Semplificazioni per l’installazione di impianti da fonti rinnovabili
2.
Semplificazione degli interventi di riqualificazione energetica del patrimonio edilizio
esistente
3.
Promozione dell’efficienza energetica attraverso sistemi geotermici
4.
Semplificazioni in materia di valutazione di impatto ambientale e
partecipazione dei cittadini
5.
Semplificazione per l’installazione di reti a banda larga
6.
Semplificazioni per l’installazione di ricarica per auto elettriche
7.
Eliminazione di limiti all’utilizzo del pet riciclato per la produzione di
bottiglie di plastica
8.
Promozione del Green public procurement
9.
Utilizzo di materiali provenienti dal riciclo nelle costruzioni
10.
Semplificazione degli interventi di rigenerazione urbana e ambientale
11.
Demolizioni di edifici abusivi
Provvedimenti
in materia di rilancio dell’economia:
1.
Proroga e revisione degli incentivi per gli interventi di efficienza energetica
e messa in sicurezza del patrimonio edilizio esistente.
2.
Creazione di un fondo per l’efficienza energetica e l’accesso al credito da
parte delle famiglie
3.
Riqualificazione energetica del patrimonio edilizio residenziale pubblico
4.
Interventi di Adattamento ai cambiamenti climatici nei comuni italiani
5.
Fondo progettazione per la riqualificazione di edifici e strutture pubbliche
6.
Proroga di Industria 4.0 e prospettiva green
7.
Misure a sostegno dell’economia circolare
8.
Creazione di un fondo nazionale per la bonifica dei siti orfani
9.
Rinnovo del materiale rotabile ferroviario regionale e urbano
10.Welfare
mobilità per i dipendenti
11.Potenziamento
dei controlli ambientali
12.Misure
di contrasto alla povertà energetica
13.Regolarizzazione
dei cittadini stranieri
Provvedimenti
ministeriali da sbloccare:
1.
Sbloccare il “buono mobilità” per le famiglie
2.
Sbloccare le risorse per le piste ciclabili
3.
Sbloccare le risorse per la riqualificazione del patrimonio edilizio
4.
Aggiornare le linee guida per l’autorizzazione di impianti da fonti rinnovabili
5.
Emanare i decreti e regolamenti per rendere definitivamente operativo il codice
del terzo settore
6.
Sbloccare le risorse per la creazione di foreste urbane
7.
Completare l’anagrafe della situazione statica e energetica dell’edilizia
scolastica
8.
Accelerare gli interventi di prevenzione del dissesto idrogeologico
9.
sbloccare le risorse per il sostegno e la valorizzazione dei piccoli comuni